Forse non esiste una figura più simbolica di Venere per raccontare la donna. Bella, probabilmente sia dentro che fuori, femmina elegante e politica intelligente, scelse di testa sua di seguire il cuore. Al netto di tanta mitologia, è una donna, chiamata a rappresentare le donne. Che di questi tempi non è che se la passino benissimo: se da un lato sono state ricacciate spesso a casa dalla pandemia, dall’altro hanno dovuto riscrivere i confini della vita quotidiana per riuscire a raggiungere tutto. In un mondo male addicted che le guarda ancora con sospetto e spesso le sistema su una poltrona soltanto quando non può farne a meno, le donne sgomitano ma reggono il passo. Per raccontarle, discutere delle diverse situazioni, riunirsi sotto un unico filo – giallo -, nasce una manifestazione che anticipa la Festa della donna, ma chiama al confronto. Da Erice medievale (TP) guardata a vista dal Castello di Venere, si srotola I SEGNI DI VENERE, un progetto che candida la città a diventare annualmente sede di confronto, laboratorio di idee e fucina di talenti al femminile. Progetto a cui hanno già assicurato il loro supporto Zonta – Palermo Zyz organizzazione Internazionale per i diritti delle donne e la Fondazione Marisa Bellisario che collaborano al progetto promosso dall’Associazione Le Gemme e dal Comune di Erice. Tra i partner istituzionali la Consigliera di Parità per la Regione Siciliana, la Fondazione EriceArte, il centro di cultura scientifica Ettore Majorana, il Parco archeologico di Segesta, Libero Quotidiano e ANSA.

La pandemia che stiamo vivendo ha messo in evidenza il limite di una società distorta, cresciuta sulla costruzione di un futuro che non ha tenuto conto delle esigenze delle donne – dice Maria Giambruno, ideatrice del progetto – Uomini e donne non sono nemici su un campo di battaglia, non portano diverse esigenze ma hanno un differente modo di vedere le cose”. Erice è guidata da un sindaco donna. “Erice ha un fortissimo rapporto con Venere – intervengono il sindaco Daniela Toscano e l’assessore alla Cultura Rossella Cosentino –, un filo sottile ma robusto che deve fare da volano alla convinzione che noi donne ci siamo e vogliamo continuare ad essere protagoniste del nostro presente e futuro”.

Il programma

Domenica 7 marzo | ore 11 | aula consiliare di Erice

E in diretta streaming sul sito del Comune di Erice, su www.isegnidivenere.com, e sui canali social I segni di Venere.

Saluto di Maria Grazia Cucinotta, in streaming dalla Cina

Saluto dell’amministrazione comunale di Erice, del sindaco Daniela Toscano, dell’assessore alla Cultura Rossella Cosentino, del babysindaco Irene Vitaggio; dell’ideatrice del progetto Maria Giambruno, presidentedi Zonta Palermo Zyz e di Marcella Cannariato, delegata regionale della Fondazione Marisa Bellisario; Introduzione di Lorenzo Zichichi sul rapporto tra Venere ed Erice

Ore 11.30 Avvio del dibattito sul tema “Le donne generatrici di economia” con:

Elena Bonetti Ministro per le Pari opportunità e la famiglia

Margherita Ferroconsigliera di Parità per la Regione Siciliana

Marcella Cannariato delegata regionale Fondazione Marisa Bellisario

Lilly Ferro Fazio amministratrice FAZIO casa vinicola in Erice

Chiara Donà dalle Rose – avvocato, esperta di diritto e arte, componente del CdA UIAV Venezia

Daniela Toscano sindaco di Erice

Maria Giambruno La Porta presidente Zonta Palermo Zyz

Modera: Tobia De Stefano,giornalista esperto di economia di LiberoQuotidiano

Ore 12.20 – Premio “Nel segno di Venere. La Venere d’Argento”

Presentazione di Giordano Bruno Guerri

Premiazione di Solveig Cogliani, magistrato del Consiglio di Stato, pittrice, scrittrice, responsabile giuridica dell’associazione “Vite senza Paure”, a sostegno delle donne vittime di abusi. Dopo il tramonto il castello di Venere si illuminerà di giallo.

La pandemia che stiamo vivendo ha messo in evidenza il limite di una società distorta, cresciuta sulla costruzione di un futuro che non ha tenuto conto delle esigenze delle donne e delle famiglie di cui – a dispetto delle norme che promuovono le pari opportunità – continuano ad essere principale punto di riferimento – dice Maria Giambruno, ideatrice del progetto “I segni di Venere” e presidente di Zonta Club Palermo Zyz – Uomini e donne non sono nemici su un campo di battaglia, non portano diverse esigenze ma hanno un differente modo di vedere le cose. E’ proprio dalla “fecondazione” del pensiero, dal confronto praticato come regola che deve nascere un pensiero differente capace di realizzare una società più equa e giusta. Non più, quindi, diritti da rivendicare o eccezioni da premiare, ma una condivisione di uomini e donne, a partire dalle città, secondo un esempio virtuoso che Erice sta già praticando”.

«Erice è ben lieta di poter ospitare un evento di tale portata, sia sotto il profilo della rilevanza che del significato. D’altronde proprio il nostro territorio ha un rapporto fortissimo con la Venere, tanto da essere stata, nel passato, luogo di culto al centro del Mediterraneo – interviene Daniela Toscano, sindaco di Erice –, un vero e proprio santuario a cielo aperto capace di attirare popolazioni provenienti da ogni luogo. Quel filo sottile ma robusto, direi indissolubile, con Venere è ancora oggi visibile con l’imponente castello a lei dedicato, con la statua della fontana nei Giardini del Balio, con una video installazione immersiva “La Venere ericina, dal sogno al mito” che presto diverrà realtà nel nostro Polo museale “A.Cordici”. Tutto ciò può e deve rappresentare un simbolo di presenza forte delle donne non solo per Erice ma anche per tutto il nostro Paese. Per questo, ribadisco, siamo orgogliosi di poter ospitare questo evento e ci auguriamo che proprio Erice possa divenire il volano per la diffusione capillare di un messaggio forte e chiaro: noi donne ci siamo e vogliamo continuare ad essere protagoniste del presente e del futuro».
«Troppo spesso noi donne siamo sottovalutate, svilite, private del ruolo che meritiamo sia per uguaglianza che per virtù. Erice, oltre a rappresentare un luogo simbolico sotto il profilo storico, è oggi un esempio in termini di progresso cultural
– spiega Rossella Cosentino, assessore alla cultura comune di Erice –: basti pensare che nella nostra Giunta comunale, guidata da un sindaco donna, la parità di genere è perfettamente espressa. Il coinvolgimento delle donne nella vita pubblica e politica, ma anche nelle espressioni aziendali e societarie, può e deve essere uno degli obiettivi da raggiungere al più presto, così come lo sono la parità retributiva, la presa di coscienza della considerazione delle nostre esigenze e necessità, senza dimenticare l’importanza di non sottovalutare un problema per molti astratto, ma purtroppo concreto, qual è quello dei femminicidi sempre più dilaganti. Che da qui, dalla nostra Erice, possa dunque partire un messaggio forte verso tutto il mondo».

Alcune considerazioni delle organizzatrici

Le donne nella nostra società sono ancora troppo assenti: lo sono nei luoghi delle decisioni politiche, ai vertici delle organizzazioni aziendali, nei consigli di amministrazione degli enti e delle società. Sono le prime ad essere licenziate se il mercato entra in crisi, e subiscono un gap salariale e difficoltà nella progressione di carriera. Le donne sono assenti dalla toponomastica, inesistenti nei libri di storia, relegate al silenzio, cancellate come le tante vittime dei femminicidi. Sono spesso invisibili eppure sono quelle che reggono la società, a partire dalla prima e fondamentale cellula che è la famiglia; sono dietro le quinte e fanno ogni giorno la storia. Sono “fantastiche e lottatrici” come le ha definite Papa Francesco, o generose combattenti come le donne rappresentate in Sicilia nel teatro dell’Opera dei Pupi. Eppure il mondo guarda con occhi di uomo e si stupisce ancora quando una donne raggiunge posizioni di potere.
La nostra società ha mostrato, in occasione della pandemia, tutta la sua fragilità. Mai come durante gli ultimi 12 mesi abbiamo potuto verificare come il modello di società che viviamo sia inadeguato a raccogliere le sfide di una società moderna ed egualitaria. Serve il pragmatismo delle donne, la loro capacità di guardare oltre, di accogliere la diversità, di abbattere barriere. Servono la flessibilità e la determinazione delle donne per uscire dalla palude. Serve la capacità delle donne di costruire reti relazionali e serve, oggi più che mai, la modernità delle donne, la loro forza generatrice insieme alla capacità e sensibilità di lavorare per una società inclusiva. Occorre, insomma, cambiare prospettiva, impegnarsi nella realizzazione di una società che assuma uno sguardo plurale, e valorizzi le differenze e i talenti. Mentre c’è ancora chi frena il progresso e rafforza il soffitto di cristallo, in alcune grandi città del mondo le donne stanno lavorando a nuovi modelli di sviluppo urbano che tengano conto non solo dell’aspetto economico, ma soprattutto della conciliazione dei tempi famiglia/lavoro che ancora limitano il potenziale di moltissime donne. Sono, ormai, oltre venti le grandi città – e numerosissime quelle medie e piccole – governate da donne che si propongono come laboratori di nuovi diritti, di innovazione sociale, di sviluppo sostenibile e di rigenerazione umana.
A Barcellona la Sindaco Ada Colau, con il supporto di urbanisti e attivisti, sta trasformando le piazze in luoghi di aggregazione aperti al confronto politico, sta aiutando le associazioni ad occuparsi dei quartieri facilitando proposte urbanistiche e socio-economiche creative e collaborative nella direzione di un nuovo rinascimento che recuperi la dimensione umana degli spazi di convivenza, a partire dal protagonismo delle donne.
Una nuova generazione di donne che hanno studiato e sono cresciute seguendo il loro sogno, stanno mettendo in gioco le loro competenze e vocazioni, i loro talenti, per agire nello spazio pubblico della comunità.
Non più con atteggiamento di rivendicazione e denuncia ma attraverso l’impegno attivo nella guida della società; stanno generando democrazia partecipativa, attivismo, giustizia sociale, economia e leadership femminile assumendo sempre maggiori responsabilità apicali.
Una città co-amministrata dalle donne, non è la richiesta di una quota rosa urbana per una battaglia di parità, ma è una sfida che dobbiamo affrontare per un futuro generativo e non predatorio, per una politica che rifiuti l’approccio prepotente e impari a coltivare la sensibilità, l’ascolto, il dialogo, la compartecipazione e la cura dei luoghi.
Donne come Alexandra Ocasio-Cortez, a 29 anni la più giovane donna eletta alla carica parlamentare degli Stati uniti, Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti il cui primo pensiero è stato rivolto alle donne perché seguano il suo esempio nelle responsabilità politiche, la nostra Marta Cartabia, prima donna a presiedere la Corte costituzionale, London Breed sindaco di San Francisco, LaToya Cantrell sindaco di New Orleans, Anne Hidalgo sindaco di Parigi o Souad Abderrahim a Tunisi, stanno mostrando che un nuovo modo di fare politica è possibile.
Le donne ripensano spazi e tempi, si prendono cura delle attività di prossimità, tanto preziose al tempo del Covid. La nuova presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha impresso una sterzata e lavora per costruire una “nuova Europa”, più equa e innovativa, anche a partire da una parità di genere proattiva.
Noi, in Sicilia, in Italia, non siamo ai confini del progresso e abbiamo le carte in regola per pretendere di impegnarci a interpretare e guidare la società, discutere di democrazia, di giustizia sociale, di economia e leadership, di cultura politica femminile.
Abbiamo già realtà come la Fondazione Bellisario e la Global Thinking Foundation che promuovono l’alfabetizzazione finanziaria rivolta essenzialmente a soggetti indigenti e alle fasce deboli.